Quattro chiacchiere con il sindaco di Mazzè Marco Formia.
Cosa significa amministrare una realtà come Mazzè?
Innanzitutto bisogna definire la “realtà di Mazzè”. Il nostro è un paese grande tra i paesi piccoli: è un comune di circa 4500 abitanti, ossia ancora sotto la soglia fatidica dei 5000, quella che fa scattare una serie di dinamiche, e questo per gli amministratori e i tecnici ha una rilevanza molto significativa.
Il paese, poi, è suddiviso in due nuclei principali, Tonengo e Mazzè, che hanno più o meno le stesse dimensioni. Questa caratteristica comporta che tutto sia doppio, e dal punto di vista amministrativo è abbastanza complicato, in quanto bisogna fare le stesse cose almeno due volte, se non di più, considerati anche i borghi. Inoltre, è un paese molto distribuito sul territorio: copre ventisei chilometri e ciò implica l’avere un’endemica carenza di risorse. Negli ultimi anni i trasferimenti da parte dello Stato centrale si sono praticamente annullati e noi viviamo con le nostre forze. Le entrate sono prevalentemente composte da Imu e addizionale Irpef: con queste dobbiamo sostenere il bilancio. Alla luce di questo è ovvio che non si possano più avviare grandi opere, però noi siamo abbastanza solidi dal punto di vista amministrativo ed economico.
La criticità più urgente di Mazzè?
I trasporti. Noi, non avendo la ferrovia, abbiamo una certa difficoltà a collegarci con Caluso, che è il nostro punto di riferimento per i servizi, e Chivasso. Abbiamo una linea di pullman, ma abbastanza debole.
Di questo problema, ne stiamo discutendo con la Regione e la Città Metropolitana: d’altronde, da quando hanno ripartito tutto il territorio in aree metropolitane noi abbiamo scelto di appoggiarci a Chivasso anziché Ivrea, come sarebbe accaduto fino a qualche anno fa, quando eravamo più orientati culturalmente verso l’eporediese.
Il problema è che in questo momento di carenza di risorse, il potenziamento dei trasporti ha un’incidenza economica abbastanza importante.
Poi è ovvio che ci siano problemi su altri fronti: tra questi, la riduzione della velocità, su cui stiamo lavorando. Mazzè è tagliata in due da due provinciali su cui le auto sfrecciano molto velocemente, e per noi rappresenta un problema di complessa soluzione.
Perché complessa? E come intende risolverlo?
E’ complesso in quanto i presidi per ridurre la velocità devono conciliarsi con il codice della strada. Stiamo presentando dei progetti, li stiamo discutendo in Città Metropolitana e, in caso di approvazione, abbiamo già trovato delle risorse per realizzarli. C’è però un problema aggiuntivo, una considerazione da fare: da quando faccio il sindaco mi sono accorto che le dinamiche pubbliche hanno dei tempi di realizzazione lunghissimi. E’ proprio il sistema, a essere complesso, in questo caso quello degli appalti. E’ però un problema che hanno tutti e che noi stiamo cercando di affrontare.
Secondo lei qual è la ricetta per rilanciare il paese?
Il mio paese, come tutti quelli di questa zona, ha perso la vocazione industriale. L’occupazione, qui, era trainata dalla Lancia di Chivasso, dalla Olivetti di Ivrea e dalle varie industrie del calusiese. Nella nostra zona c’è più che altro agricoltura. Per cui, il mancato sviluppo non dipende esclusivamente da noi, bensì dal “paese Italia”. Quello che si può fare, e per il quale ci stiamo impegnando, è un salto di qualità dal punto di vista turistico e dell’agricoltura.
Mazzè è un paese che ha la pianura, la Valle della Dora, la collina dell’Erbaluce: di fatto abbiamo gli strumenti per potenziare il turismo. Questo vuol dire anche riuscire a creare le condizioni per creare punti di ristoro e posti letto. Noi abbiamo anche questa carenza qui, e stiamo lavorando sul piano regolatore per far sì che si possano creare strutture in grado di ospitare flussi un po’ significativi.
Com’è il rapporto con le associazioni?
Da quando ci siamo noi, abbiamo instaurato un ottimo rapporto con le associazioni, le quali svolgono un ruolo importantissimo per mantenere tutti quei servizi che noi non siamo in grado di garantire. Per esempio, abbiamo un’ottima associazione, chiamata Ancora, che si occupa di trasporto e prenotazioni per chi ha necessità di andare in ospedale o far visite. E’ un servizio molto interessante: noi abbiamo offerto dei mezzi all’associazione, ma gestiscono loro il tutto.
C’è una pro-loco che collabora su molti fronti, poi la banda, gli alpini…diciamo che si è creato un clima di solidarietà che io ritengo molto positivo.
A proposito di solidarietà: Mazzè si è contraddistinta per l’alto numero di sottoscrizioni alla raccolta fondi per il comune terremotato di Preci…
Ho incontrato il sindaco di Preci sabato scorso, a Villareggia. Effettivamente, il nostro è stato tra i comuni che ha raccolto più fondi. Non mi stupisce, perché quella di Mazzè è una comunità molto solidale. Quando è stata sollecitata per qualcosa non si è mai tirata indietro, e la dimostrazione è nel fatto, per esempio, che abbiamo una protezione civile numerosissima, con circa trenta persone che prestano il loro tempo e impegno per questo servizio. Di fatto, la solidarietà è la caratteristica della nostra comunità.
Quali sono i progetti e le speranze per il futuro del paese?
Tra i progetti c’è, come ho detto, quello riguardante la riduzione della velocità, ma non solo. Vogliamo riqualificare l’illuminazione pubblica di tutti i centri di Mazzè -lavoro che è già stato avviato e dovrebbe concludersi in tempi ragionevoli- e incentivare il turismo e l’agricoltura. Queste sono le cose principali, tutto il resto dipende da come andrà “l’azienda Italia”, non Mazzè. Noi, da questo punto di vista, chiaramente subiamo i contraccolpi di quello che arriva.
Una considerazione personale sul suo impegno da primo cittadino?
Io ho fatto il sindaco “neofita” e devo ammettere che è un lavoro molto impegnativo, ma che offre grandi soddisfazioni. Quello che ho notato è che è un lavoro a tempo pieno. Io sono ancora in età lavorativa e non è sempre facile far conciliare l’impegno da sindaco con quello di lavoratore. Forse è questa la parte più complessa, e per questo ringrazio i miei collaboratori e tutti coloro che stanno prestando molto del loro tempo in nome del bene collettivo.
Lo rifarebbe?
Non è questione di rifare o non rifare. Non lo rimpiango. A volte, forse, pensavo che fosse un po’ più facile: credevo ci fossero un po’ più mezzi e ci fosse più collaborazione con le istituzioni sovracomunali. Siamo in un periodo in cui le risorse sono proprio centellinate e bisogna camminare con le proprie gambe, ma è questione di periodo storico, non una colpa imputabile a qualcuno.